Sanfelici Arnaldo

pittore acquerellista
Mantova, 3 luglio 1936 - Porto mantovano, post 2015

SANFELICI ARNALDO

Nasce a Mantova il 3 luglio 1936.

Giudizi critici:

I delicati profili dei paesaggi acquistano un colore ed una dimensione nelle opere di Arnaldo Sanfelici. Un artista che riesce a trasmettere profonde emozioni in primo luogo per la tecnica usata, l'acquarello, e poi per quel suo modo di procedere nell'arduo mondo pittorico così schivo, così riflessivo.

Gli acquerelli sono entrati nella sua produzione attraverso una lunga ricerca professionale. Una scelta non certamente facile ma dovuta a determinate caratteristiche. Tanto che nelle sue rappresentazioni si intravedono significative espressività.

Il paesaggio non è mai fine a se stesso. È senza tempo e per questo attuale. La grafica è appena abbozzata. Poi il colore si stende come velluto e si possono cogliere attimi di intensa poesia.

Sanfelici non fa mai il passo più lungo della gamba. La tradizione mantovana lo affianca e lo conforta in una produzione artistica che sembra non avere confini. Mantova è senza dubbio il tema più piacevole e più amato. Il soggetto si offre in tutta la sua varietà e Sanfelici è sempre pronto a coglierne i palpiti; coinvolgendo l'osservatore in modo intenso.

Werther Gorni

“Ho frequentato l'Istituto Statale d'Arte di Mantova” dice Arnaldo Sanfelici e sottolinea, con misurato orgoglio che ha avuto, come maestro, Minuti. “È da lui - continua - che ho appreso la difficile tecnica dell'acquerello; che ho acquisito la sottile arte della scelta dei soggetti, che ho imparato a discernere con cura gli angoli più suggestivi e pulsanti della nostra significativa città”. Proprio con un amore innato il pittore, ora matura anche per “voli” più coraggiosi, dimostra che proprio l'ambiente mantovano, sempre generoso di visioni casalinghe e amiche, gli è sempre servito da supporto ideale, fin dagli anni dell'insegnamento di Minuti, per esternare, con soddisfazione e dovizia di mezzi, quel sentimento di “verità” pittorica che l'ha sempre accompagnato nella vita. Sanfelici sa esprimere la poesia, insieme sorniona e romantica, della terra mantovana, ritraendo ed interpretando le piazze fiorite o innevate, gli edifici artistici, gli scorci e gli elementi caratteristici della sua città, così amati ed interiorizzati dal fruitore mantovano, il cui occhio, vigile e critico, non è mai sazio di leggere nei vecchi ciottoli, nel cotto e nelle pietre sbrecciate e secolari, alla ricerca assidua di sempre nuove emozioni, di sensazioni. Suggestive poi, nella pittura di Sanfelici, sono le barche vuote, consunte dal tempo, in attesa dei pescatori; adagiate stancamente sull'acqua pesante e al contempo trasparente ci vengono presentate con scorci sapienti e indovinati. Analizzando la proposta dell'artista, è fuori dubbio che la sua è una pittura “tradizionale”; la realtà oggettiva è sempre presente, anche nei particolari, ma è una realtà fresca, immediata, colta con spirito interpretativo degno della migliore tradizione acquarellistica mantovana. Padrone della tecnica, non si lascia sedurre da certe forme manieristiche, ma ci offre una pittura decisamente personale. E la profondità atmosferico‑spaziale, che risulta dalla disposizione dei diversi piani, ottenuti grazie alla conoscenza rigorosa della terza dimensione, si sposa, in un felice connubio, col colore, steso sapientemente in modo tonale.

Sanfelici non ama parlare di sé, ma quando lo fa, la sua parola risulta pacata, calma, non priva, certamente, di una larvata e sottile polemica. È difficile smuoverlo dalle sue convinzioni che hanno radici solide e assai ragionate. Sa quello che vuole, lo si intuisce subito, e chiarisce il suo modo di intendere le cose senza enfasi e senza retorica. Per Sanfelici - questo è certo - la pittura non è uno svago fine a se stesso, ma una necessità, un'esigenza esistenziale; la pittura è il suo modo di completarsi, di dare un senso pieno alla sua giornata.

Giorgio Bonaffini

Non sono un critico d'arte, pertanto il mio giudizio, o meglio il mio pensiero su Arnaldo Sanfelici, pittore, è in buona parte il risultato di una conoscenza "post-prandiana" di un artista che ha saputo coniugare le comuni difficoltà del quotidiano all'amore sincero e genuino per la natura. Osservando i suoi acquerelli, spesso cesellati da dettagli che evidenziano la attenzione dell'uomo ai particolari delle cose, ho riscontrato una vivace fantasia creativa, quale naturale segno di positività e gioia dell'essere. Sono soprattutto i colori intensi, come il verde e il bianco che, grazie alla abilità della sua mano, sembrano volersi mescolare al profumo rigoglioso dei campi, dei fiori, dell'erba e al tremolio dell'acqua tra i "caplàs". Arnaldo è un amico, a volte un po' burbero, a volte tollerante e a volte improvvisamente chiuso in se stesso… come se prendesse le distanze dal mondo, che diventa motivo di stupore, un nuovo soggetto da rappresentare attraverso l'uso di una tecnica consumata. I dipinti di Arnaldo Sanfelici, nella loro fissità figurativa, testimoniano un'autenticità che sfugge alle mode, all'amatorialità e allo scorrere inesorabile del tempo.

Nicola De Buono, giugno 2004

Domenica 9 marzo 1997, Villa Magnaguti, Cerlongo

…Sta per essere inaugurata la mostra di acquarelli di Arnaldo.

Un avvenimento.

La gente, per nulla distratta dalle stupende allegorie delle quattro stagioni, decorate per nobilitare le pareti del salone che ci ospita, accalca ogni spazio libero e mormora stupita.

Si attende il mio dire; rivolgo uno sguardo agli appunti, un attimo di smarrimento, li ripongo e unisco lo sguardo a quelli in ammirazione delle opere esposte.

Quale migliore conforto; le idee si ricompongono, nuovi suggerimenti affiorano:

“…Se vuoi, poi che hai collo stile disegnato, chiarire meglio il disegno… poi adombrare le pieghe d’acquerello d’inchiostri; cioé acqua quanto un guscio di noce tenesse, dentro due gocciole d’inchiostro”. (Cennino Cennini)

E ancora:

“…Non più l’inchiostro ma la pittura su carte, cartone avorio, mediante colori trasparenti, diluiti in acqua e leggermente gommata”.

“Disegnare dipingendo: la tecnica più difficile che non perdona alcun sbaglio”.

O per dirla col D’Annunzio:

“L’acquarello - aristocrazia della pittura”.

Ecco i riscontri della conferma: Arnaldo Sanfelici ha sondato queste indicazioni, ne ha fatto tesoro.

Arnaldo Sanfelici, si può ben dire, interpreta con raffinata sensibilità il mondo che lo circonda: speditezza nel disegno, sapiente disposizione e tonalità del colore, tonalità che ama stendere con tanta morbidezza sottolineando gli aspetti più efficaci di qualsiasi rappresentazione.

Scrive il compianto maestro Bonaffini:

“…Sanfelici sa esprimere la poesia, insieme sorniona e romantica, della terra mantovana, ritraendo ed interpretando le piazze fiorite o innevate, gli edifici artistici, gli scorci e gli elementi caratteristici della sua città, così amati ed interiorizzati…”.

Riprendo da dove riposti gli appunti e concludo:

La tradizione artistica mantovana non morrà mai fintantoché a mantenerla in vita ci saranno artisti, grandi interpreti, come Arnasldo Sanfelici.

Learco Zanardi, 22 giugno 2004


Bibliografia:

2004 - Adalberto Sartori - Arianna Sartori, Artisti a Mantova nei secoli XIX e XX. Dizionario biografico, volume VI, Sa - Zir, Mantova, Archivio Sartori Editore, pp.

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