Nasce a Mantova nel 1926, città dove muore nel .
Autodidatta, pur dipingendo fin da ragazzo, si dedica attivamente ed appassionatamente alla pittura solo in età adulta. Temi da lui prediletti sono i paesaggi del mantovano, le valli, il Po e tutto quanto per lui parla di romantico passato.
Ha partecipato ad alcuni concorsi e rassegne d'arte, aggiudicandosi il Primo Premio a Parma ed uno a Castelnuovo, oltre alle segnalazioni e i riconoscimenti da parte del pubblico e della critica.
Recentemente, dal 15 al 30 aprile 2000, ha allestito una mostra personale a Villa Balestra di Rodigo (MN): Durante la Festa dell’Assunta nel ferragosto del 2002, ha esposto alle Grazie di Curtatone (MN) presso l’Istituto Carantani.
Giudizi critici:
…Predilige come soggetti i paesaggi campestri e lacustri, i suoi colori sono luminosi ma anche ruvidi all’occorrenza: servono per sottolineare il sapore arcaico delle cose. Sottili vibrazioni cromatiche caratterizzano opere intense e piacevoli che bene s’inseriscono nella migliore tradizione virgiliana (Resmi, Vaini, Guindani, Monfardini, Somensari) e reinterpretano con personali accenti anche alcuni maestri dell’impressionismo. Anzi, la sua pittura è caratterizzata da una sostanziale fedeltà ad un mondo georgico.
La pittura di Adolfo Salardi ha trovato un suo modo di dar corpo al segreto destino che hanno i luoghi nel loro divenire realtà e vita e in un loro stare sospesi tra il ricordo e il sogno... Nella pittura di Salardi c'è tutto questo, la sensazione dolente di un mondo forse ormai prossimo ad una sua definitiva cancellazione, la tristezza nel dilagare di queste sue luci di crepuscolo e, quel che più conta, il senso della straordinaria e amorosa cura pittorica in una appassionata raccolta di immagini perché ancora, il gesto del pittore, possa divenire il segno di una comune volontà di salvezza. Salardi non conosce, se non in una sfumata malinconia, la tentazione di evadere nell'elegia e nella nostalgia, vive con serenità ed equilibrio questo suo temperamento e non può né cerca di essere diverso: testimone di una realtà che sembra morire, ma che non si sente di cedere perché con essa a morire sarebbe una parte di noi, della nostra storia, della bellezza e dell'arte.
Spiccano pertanto in Salardi i caratteri dell'autentico pittore mantovano: perfetta armonia cromatica e sicurezza compositiva nella commossa figurazione dell'ambiente della sua terra.
Mario D. Storari
“ Libertà e magia del quotidiano nella pittura di Adolfo Salarsi”
Da tempo ho evidenziato come in Adolfo Salardi il personaggio e l’artista, la vita e l’opera, siano significativamente interagenti e complementari: lo stile di vita libertario, l’inquietudine esistenziale e la connaturata insofferenza per i compromessi avvilenti si riflettono nell’immediatezza e nella pura, versicolare energia della sua inconfondibile pittura.
La passione per la libertà e una sottile inquietudine l’anno avventurosamente condotto attraverso l’intero territorio nazionale, per cui il suo nomadismo (prima ancora che un dato o un rilievo geografico) è senza dubbio una peculiare e mai intermessa condizione dello spirito, da cui incontenibilmente scaturisce la tensione della sua pittura come autentica interiore necessità.
Vivere e dipingere sono dunque un’unica cosa, hanno la medesima appassionata tensione (sostenuta da una sorta di “religione della libertà” per questo artista autenticamente bohèmien, che pratica l’arte come salvifica liberazione.
Per questo la pittura di Salardi non è mai superficialmente edificante, bensì vividamente profonda e interiormente necessitata, tanto nei suggestivi paesaggi, quanto nelle nature morte meditative e “silenti”, sinergiche metamorfosi di materia e di luce.
Una luce che è tanto più penetrante e rivelatrice quanto più conosce anche il versante “notturno” dell’esistenza. Sono accensioni cromatiche che sorprendono come un sole “assorto” che indugi nella sera avanzata.
“Passione della notte” ed ebrezza della luce arcanamente coesistono nell’opera e forse ancor prima nella vita stessa di Salardi.
Las qualità e l’intensità energica del segno, insieme alla peculiare vibrazione materica e cromo-luminare caratterizzano inconfondibilmente la pittura dell’artista, di grande e tesa immediatezza, senza caduta alcuna di energia.
Tale felice sinergia sa evocare la sottile “magia del quotidiano”, sull’onda di una pura, lirica e coinvolgente intuizione-emozione.
Le opere di Salardi, negli esiti migliori, promuovono una sorta di intensificazione delle potenzialità profondamente rivelatrici dello sguardo, nella sua essenziale capacità di penetrazione, oltre la velata e trascolorante soglia dell’apparenza.
Benvenuto Guerra
“Salardi. Pittore della luce”
In questi giorni, villa Balestra, a Rodigo, ospita una personale di Adolfo Salardi, pittore della luce e della natura.
Molti critici hanno riservato a Salardi recensioni lusinghiere. Tra questi Benvenuto Guerra, che l'ha definito “artista autenticamente bohèmien, che pratica l'arte come salvifica liberazione” e Mario Cattafesta, che ne ha esaltato lo spirito georgico.
Chiediamo all'artista: qual è la sua concezione di pittura?
“Dipingo per sintesi - risponde - con poche pennellate e colpi di spatola bisogna dire tutto. Per me la pittura si è fermata con il postimpressionismo. Ho molti estimatori che apprezzano le mie opere: a conferma di questo, basti pensare che non riesco mai a tenere con me i miei quadri… Il mio percorso artistico non lo posso ricostruire perché con me ho solo quadri recentissimi; non rièsco ad avere dei quadri vecchi, i miei dipinti hanno al massimo quindici giorni”.
Quali sono i pittori che ritiene maestri?
“Mi piacciono molto gli impressionisti, i capiscuola. Personalmente però mi considero un autodidatta assoluto, che dipinge anche sette‑otto ore al giorno. Credo che la storia della pittura si faccia davanti a un cavalletto, provando e riprovando. L'arte viene dal cuore; infatti, non guardo molto gli altri pittori, cerco solamente di "tirare fuori" quello che ho dentro. Un tempo ero un autentico pittore mantovano: nei miei dipinti c'erano soprattutto paesaggi paludosi. Poi mi sono trasferito nel Meridione e lì ho imparato a esprimere il colore, anche nelle sue tonalità più violente”.
“Sono stato tanto tempo nelle paludi e per questo mi sento molto vicino a Resmi. Ma anche ai Vaini, Guindani, Monfardini e i, Somensari. Come a tutti loro, anche a me piacciono gli alberi. Specialmente i salici piangenti: e con i loro rami così tormentati ti sembrano invocare qualcosa dal cielo”.
Nei suoi dipinti c'è un grande a assente: l'uomo. A che cosa si deve questo celamento?
“Cerco sempre di escludere l'uomo. Al massimo posso accennare un pescatore visto da lontano, una barca. Credo che l'uomo rovini la bellezza della natura. Non mi interessa la figura umana. Ho dipinto qualche viso ma non amo il genere del ritratto perché con questo non si è liberi. Anche i grandi maestri, d'altra parte, non amavano fare ritratti quando erano per motivi economici. Il ritratto obbliga a essere descrittivi oppure a essere molto pittorici e, di conseguenza, poco somiglianti al vero”
Come concepisce il tema del paesaggio?
“Bisogna sublimarlo, perciò non dipingo mai dal vero. Ho una buona memoria visiva e in questo modo dipingo solamente le cose essenziali, come se ci fosse un filtro. Per questo le mie nature morte sembrano dipinte dietro a un vetro. Degas affermava che chi dipinge dal vero è inevitabilmente costretto dalla natura a fare i suoi colori”.
Paola Artoni
Nella pittura di Salardi la natura è protagonista assoluta, l’uomo è una presenza relegata ai confini con le paludi. Nella sua arte il tratto è veloce e il colore, steso più con la spatola che col pennello, assume un rilievo materico consistente che dona notevoli vibrazioni chiaroscurali e tonali all’opera. Salardi racconta il suo mondo attraverso il filtro della memoria, non ama la pittura en plein air poiché, come afferma lui stesso, “bisogna sublimare il reale, rendere l’essenzialità delle cose, dipingere con il cuore.
Da anni Salardi vive nel Parco del Mincio, dedicandosi alla cura delle anatre che dimorano sulle sponde del Mincio, da anni pittura e vita sono un tutt’uno.
Paola Artoni
2004 - Adalberto Sartori - Arianna Sartori, Artisti a Mantova nei secoli XIX e XX. Dizionario biografico, volume VI, Sa - Zir, Mantova, Archivio Sartori Editore, pp.