Nasce a Lucca il 21 agosto 1905, figlio di Antonio e di Aida Papeschi. Nel 1917 entra per un breve periodo come apprendista nella bottega di un intagliatore di legno. Successivamente lavora nel laboratorio paterno di lavorazione del marmo. All'età di quattordici anni si iscrive all'Istituto di Belle Arti, dimostrando fin dagli esordi una particolare predilezione per la pittura di paesaggio, che ha modo di approfondire sotto la guida del pittore di scuola napoletana Alceste Campriani. Nel 1924 trascorre una breve parentesi di studio a Napoli, con il maestro Gennaro Villani, dove conosce i pittori di Posillipo. Nel 1925 stringe amicizia col giovane Carlo L. Ragghianti, con cui condivide le posizioni antifasciste e gli interessi culturali, tra cui la lettura de "Il Sevaggio" di Mino Maccari, e nello stesso anno decide di abbandonare gli studi. Attraversa in questo periodo una fase di isolamento rispetto all'establishment artistico dominante, anche a causa delle sue poco "ortodosse" frequentazioni di personaggi legati all'ambiente anarchico e libertario. Nel 1926 si trasferisce nello studio situato nella Torre di Porta S. Gervasio, in cui lavorerà fino all'anno della morte. Nel corso degli anni Venti scopre la tecnica del pastello, che praticherà con continuità a partire dagli anni Trenta. Tale condizione di estraneità lo porta a ricercare una via di fuga nella campagna, che diviene al tempo stesso luogo di evasione e fonte di ispirazione artistica. A partire dal 1923, anno in cui espone alla Prima Mostra Regionale d'Arte organizzata dall'Ars Lucensis, partecipa a varie rassegne, inizialmente a livello locale, poi nazionale ed internazionale. Nel 1932 vince il premio Caselli per la sezione di pittura, alla sua prima edizione; e due anni dopo ottiene ancora una volta la vittoria in ex aequo con Alberto Magri (commissione composta da Ezio Ricci, Lorenzo Viani e Bruno Cordati). Nel 1938 tiene una personale a San Francisco (Stati Uniti) e nel 1947 a San Paolo (Brasile). Nel 1948 e 1950 espone alla Biennale di Venezia. Nel 1954 la Strozzina gli dedica un'ampia mostra, a cura di P. C. Santini; nel 1979 espone invece nella città natale, in una grande antologica a lui dedicata. Muore a Lucca il 22 agosto 1981. Nel 2008, a Barga, si tiene un'importante retrospettiva della sua opera. La sua è una pittura di paesaggio semplice e spontanea, praticata "en plein air". I soggetti principali sono il paesaggio nelle sue varie stagioni, gli scorci della città di Lucca e dei suoi dintorni, che raffigura con una capacità espressiva tale da sfiorare, talora, il lirismo. Di lui Ragghianti scrisse: «non digeriva puristi, nazareni, preraffaeliti, simbolisti che trovava istintivamente accademici, e solo plaudiva di vedere esaltato l'artista che per lui era sommo, Fattori» (in "Alfredo Meschi: opere dal 1924 al 1979", Lucca, Nuova grafica lucchese, 1979).
Nel maggio del 1934 partecipa alla IV Esposizione Biennale dell'Arte del Paesaggio di Bologna, con le opere: L'Orto delle Monache, S. Ponziano visto dai tetti.
Bibliografia:
1934 - IV Esposizione dell'Arte del Paesaggio (Il Volto della Patria, rivista dell'Associazione Nazionale pei Paesaggi e Monumenti Pittoreschi d'Italia), Bologna, 1934, p. 10.