Il pittore Franco Lipizer è nato a Ruda (Udine) il 15 dicembre 1901. Ritrattista di riconosciuto valore, oltre che paesista originale. La sua arte inconfondibile, è tutta ispirata all’amore della natura. Nelle Mostre collettive si è distinto sempre e fra i più illustri, come Plinio Nomellini, Olvi Liegi, Raffaele Gambogi, Lodovico Tommasi ed altri.
Numerosi gl’inviti e i premi meritati.
Ha allestito Mostre personali a Milano, Firenze e Bucarest. Alcune sue opere si trovano presso Istituti Bancari, raccolte private in Italia e all’estero (New York) e Londra. Della sua attività si è particolarmente interessato il critico d’arte Gualtiero Segala, il quale afferma che nei quadri del pittore Lipizer, la distribuzione dei toni e la misura del colore sono felicissimi; l’atmosfera è creata in tutta la sua trasparenza e trasmette a chi guarda un senso di pace che è comunanza perfetta di spirito tra pubblico e opera. Ecco perchè Franco Lipizer s’impone ed avvince come certe creature che sono destinate all’amore altrui per le virtù interiori più che per certi pregi superficiali. Egli si limita ad affermare che la natura parla in un dato modo, ed egli traduce sulla tela secondo la sensibilità badando bene che il cerebralismo non insorga a spadroneggiare sullo spirito. Con tali concetti l’artista Lipizer ha fatto sulla via dell’Arte un passo verso la meta.
Nella «Nuova Antologia» a pag. 68 si legge: «questo artista sta oltre ai pregevoli paesaggi resi vividi da luminosissime figure ottimamente inquadrate e riprodotte con squisito gusto, le sue nature morte, i suoi fiori pieno di quella vivacità che molto si avvicina alla natura ed anzi, spesso, la perfeziona e la completa. Senza tema di eccedere in vani elogi possiamo senz’altro affermare che la pittura di Franco Lipizer è, oggi, in mezzo alle molteplici insincerità, cosa così sincera da meritare l’ammirazione di coloro che non disperano di trovare nel vero la fonte di qualche felicità.
Bibliografia:
1956 - Domenico Maggiore, Supplemento Artisti Viventi d’Italia, Napoli, Edizione Maggiore, pp. 337/338.