Gazzeri Ernesto

scultore
Modena, 13 gennaio 1866 - Roma, 1965

Gazzeri Ernesto

L’animatore dei marmi, il grande Maestro Ernesto Gazzeri nacque a Modena nel 1866, morì a Roma nel 1965.

Studiò all’Accademia della sua città, per poi passare a quella di Firenze e in fine a Serravezza onde apprendere l’arte di scolpire il marmo. Esordì a 17 anni facendo una statua grande al naturale della Margherita del Fausto sulla quale Adolfo Venturi scrisse lodando il genio di E. Gazzeri. Fu premiata dal ministro del- l’Istruzione; a vent’anni vinse la pensione vitalizia «Poletti» con un bellissimo Sansone.

Stabilitosi a Roma eseguì varie centinaia di ritratti, fra i quali quello di Paolo Ferrari per il teatro di Modena, quello del Ministro Boselli per il municipio di Savona, quello di Leone XIII e quello di Palasciano, medico di Garibaldi e iniziatore della Croce Rossa per il Campidoglio di Roma, e quelli della regina e del principe Dhairvashilrao di Baroda figure intere a grandezza naturale, bellissimi nei loro costumi indiani; nonché quello del Re Fuad I e della sultana d’Egitto, per la quale fece anche un gruppo in bronzo raffigurante il Kedivè Ismail a cavallo, nell’atto d’impartire gli ordini per l’inizio dei lavori del canale di Suez; altre figure del gruppo sono Lesseps, i dignitari, la fama che li precede e gli uomini già pronti a iniziare l’opera colossale. Fra le opere di carattere funerario alcune statue al cimitero di Roma, oltre le cappelle Rodriguez e Calamanni; quella Di Stefano a Terracina; quelle Valentini e Spinassi a Pisa; quella Oedencover nel Belgio; quella di Lady Trevor a Londra; una a Berlino, e nel Valparaiso la tomba di Subercaseaux, tutte ornate di pregevoli sculture.

Tra le opere di carattere onorario una Stele in bronzo collocata con grandi onori all’Eliseo di Parigi il 15 luglio 1909, la Filantropia innalzata in onore della Matler a Cleveland, quella all’archeologo Ceci ad Alatri e quello di Tommaso Campanella a Stilo, statua ammirevole per la grande profondità di espressione, nel cui volto pare di leggere tutta la vita del grande filosofo.

Fra le opere di carattere religioso è citato un S. Giovanni in bronzo per Savona, la lunetta superiore alla porta della chiesa Antoniana a Roma e la statua della Vergine in un solo blocco di marmo, alto cinque metri, nella villa del principe Lancellotti a Frascati. E ricordiamo ancora il gruppo Trionfo del lavoro a Lima nel Perù; la statua in marmo «Fortuna» e l’altra «Pace» per Cleveland; ma Saffo espressiva per Buenos Ayres; la Bellezza Greca e la Stella della sera per Bordeaux; La Gloria per il Duca di Westminster e un «Dante» per Costantinopoli, opera che dà l’illusione piena della vita e pertanto un dolce spiro di poesia, che ci muove a reverenza e commozione. Dante è in atto di camminare, col suo libro in mano, e sembra quasi di sorprendere il suo pensiero.

Ma l’opera più importante è il gruppo in marmo, «Mistero della vita», composto di diciotto figure a grandezza na-turale che si ammira nel Forest Memorial Park presso Holliwood in California. In questo immenso parco, ricco di ogni sorta di opere d’arte in marmo a grandezza originale di tutte le statue di Michelangelo e di molte altre del Rinascimento, vi sono centinaia di gruppi e statue originali dei maggiori artisti d’Europa e fra tutti primeggia

IL MISTERO DELLA VITA del GAZZERI, è un gruppo solenne di diciotto figure, simboleggianti nel loro insieme, e ciascuna nel suo particolare l’eterno assillante problema umano della ricerca suprema che cosa sia la vita.

Il poeta, il filosofo, il bambino, la centenaria, la madre, a volta a volta, sono espressi, ed esprimono il tormento, oc- culto, cui nessuno può lenire, cui nessuno, da che il mondo fu mondo, seppe rispondere, e rimane dubbio per tutte le età, per tutte le condizioni.

Intorno alla fonte rinnovatesi perennemente, si adunano le tipiche immagini, espressioni vive, di un pensiero, grazia multiforme dell’umano genere, sia che si appalesino sotto il velo dell’asceta, che dal mondo rifugge e del mondo non vuol sapere, sia che si concentrino nei volti appassionati o severi scrutatori o indifferenti dell’uomo di scienza, del fanciullo avido di conoscere e di sapere, della giovinetta pur essa indagatrice e allo stesso tempo sorridente, della madre istintiva e obbediente a un imperio, del fakiro o dell’uomo dei campi, che lasciano correr la fonte curanti o noncuranti tutti, grandi e piccini, sognatori, pensatori o incoscienti, affascinati e chiamati, come intorno ad un rito, dal semplice rito che viene chi sa da dove, e che al contemplatore suggestivo richiama i celebri versi del Monti:

«Quel rio che ratto all’ocean cammina,

Quel rio vuol dirmi che del par veloce

Nel mar d’eternità mette la foce,

Mia vita pellegrina».

Nell’estasi, silenzioso un fiore apre la sua corolla, e sboccia l’Amore. Il gruppo dell’abbandono erotico, accanto alla giovinetta estasiata, rapita nel turbine leggiero delle sue visioni, dei sogni rosei della giovinezza, puro anch’esso, ma più terreno, segna il punto culminante dell’esistenza umana, iniziatasi con l’istinto di distruzione o con l’indifferenza e conchiudentesi, dopo divino rapimento, nella fede invitta nell’indagine, nella rinunzia o nell’agnosticismo.

Così come si presenta, vari sono, nel gruppo considerato per intero, i gruppi importanti. Quattro se ne possono annoverare separatamente, senza contare le figure isolate.

Di particolare rilievo sono: i due monaci, meravigliosi di psicologia: il gruppo della giovine donna con i quattro bambini delle diverse età, sintesi piena di movimento, di grazia, di freschezza, di naturalezza, di venustà; il gruppo degl’innamorati, pieno di vigore; il gruppo formato dalla madre allattante il fanciullo, dal pulcino e dall’uovo e dalla vegliarda, pieno del senso vago dell’inconoscibile.

È da notare la completa e squisita umanità che anima leggiadramente tutte nel complesso e ciascuna per sé le singole figure. Ogni più piccola corda di esse vibra in un’armonia arcana. Parlano misteriosamente tra sé e tra loro questi personaggi! L’enigma è chiuso nel sostrato della loro esistenza.

I fiori e le erbe, le colombe ed i piccoli animali, in una perfezione di trepidi e significanti minuzie, commentano l’insieme con un infinito senso di poesia, dando l’impressione di questa umanità in contatto eterno con la divina e palpitante natura e con essa aggiogata allo stesso destino, a quel modo con cui tu scopri questa rispondenza di taciti sensi e quella ineffabile fusione con il mondo circostante ed esteriore in un quadro di Leonardo o di Raffaello.

Il comm. E. Gazzeri, fra i moltissimi autografi di artisti e di regnanti tiene molto alla pubblicazione del generale Armando Diaz:

«Con molto compiacimento ho ricevuto la fotografia della sua bella opera d’Arte, così densa di pensiero e così robustamente trattata nelle sue multiformi espressioni di un unico concetto che la fonde in tutto particolarmente armonico.

Sarei ben lieto di poter fare una visita al suo studio, ma con mio rincrescimento, non posso per ora fissarle una data; appena possibile però gliene farò cenno telefonico, chè sarà per me un vero piacere poterla rivedere fra i suoi lavori che attestano della sua attività in un così nobile campo.

Per intanto le invio i miei migliori ringraziamenti ed i più cordiali saluti.

Generale A. DIAZ».


Bibliografia:

1929 - Grande album fotografico (375 x 290 mm.) contenente 15 fotografie delle varie statue di cui si compone Il Mistero della Vita, gruppo scultoreo collocato al Forest Lawn Memorial Park di Glendale, California. 1929

1951 - Ettore Padovano, Dizionario degli Artisti Contemporanei, Milano, I.T.E., p. 149/150.

1956 - Domenico Maggiore, Supplemento Artisti Viventi d’Italia, Napoli, Edizioni Maggiore, pp. 290/294.

1994 - Vincenzo Vicario, Gli scultori italiani, Dal neoclassico al liberty, seconda edizione, volume primo, Lodi, Il Pomerio, pp. 509/511 ill.

2003 - Alfonso Panzetta, Nuovo Dizionario degli Scultori Italiani dell’ottocento e del primo novecento, volume I, A-L, Adarte, p. 428.

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