Lo scultore Buonapace nacque a Lecce nel settembre del 1902, ha studiato nella Scuola di Arte di quella città allievo dello scultore toscano Almo Mercanti e alla Accademia di Belle Arti di Firenze con Trentacoste e nel 1923 è stato vincitore di borsa di studio dello Stato per l’Università di Arte Decorative di Monza dove completa gli studi.
A Milano ha lavorato con Arrigo Minerbi ed ha partecipato alle più importanti Mostre nazionali e di gruppo nelle principali città italiane, senza contare le personali. Artista fortemente influenzato dallo stile e dalla forma delle statue greche e romane è scultore emergente che riceve commissioni per raccolte pubbliche e private a Milano, Monza, Livorno, Firenze, Volterra, Pesaro, Roma, Bari, Taranto, Lecce e altri centri; realizza originali opere in bronzo, terracotta, gesso e marmo, per lo più busti e ritratti di noti personaggi. Numerosi i bassorilievi e le figure di animali. partecipa all’Esposizione Nazionale d’Arte a Brera nel 1925, con il bronzo Ritratto.
Buonapace uomo del Sud, nel sentimento trova la forza che gli guida la mano, gli modera lo scalpello e, prima ancora, gli illumina la visione dell’opera dinanzi alla materia grezza che si impegna a trattare. Alabastro, marmo, bronzo, cemento, terracotta, cera, non c’è materia inerte, dalla più testarda a quella più docile e perciò più infida, che la sua mano non levighi, non modelli e non animi di una presenza artistica che trova la sua validità oltre il limite angusto del tecnicismo.
Buonapace ha partecipato a importanti rassegne italiane: dalle Biennali leccesi a quelle milanesi e toscane ottenendo importanti riconoscimenti. Degna di nota tra le sue numerose opere, quella che fa parte della decorazione del Palazzo degli Uffici Finanziari di Bari, l’imponente ed elegante statua del “Pescatore”. Dal 1935 è Direttore nelle Scuole e Istituti d’Arte d’Arte di Chieti, Pesaro, Sorrento, Volterra, Modena e Bologna.
Muore a Bologna nel 1975.
Bibliografia:
1956 - Domenico Maggiore, Supplemento Artisti Viventi d’Italia, Napoli, Edizione Maggiore, pp. 102/103.