Albè Giacomo

pittore
Viadana (MN), 18 luglio 1829 - Milano, 27 giugno 1893

Nato a Viadana il 18 luglio 1829, muore a Milano il 27 giugno 1893.

Studia a Roma, a Venezia e a Bergamo sotto la guida del Diotti; tratta ogni ramo della pittura, ma è a Milano dove ottiene grande successo per la sua ritrattistica abbastanza divergente dalle consuetudini accademiche del tempo data da una ricerca introspettiva innovativa.

Dal 1850 al 1859 si stabilisce a lavorare all’Avana e firma le sue opere con lo pseudonimo A. Joaquin. (dato rilevato dal catalogo “I pittori italiani dell'ottocento”, Ed. Il Quadrato, 1993).

Partecipa a quasi tutte le mostre milanesi e, alla fine dell’ottocento, è considerato il maggiore ritrattista mantovano, infatti le sue opere compaiono presso numerose famiglie nobili e alto-borghesi della città.

Nel 1881 all’Esposizione Nazionale di Belle Arti nel Palazzo di Brera a Milano espone cinque dipinti: Ritratto del defunto Senatore Arrivabene, Simile di ragazza (commissione del Conte Carlo Borromeo), Simile, Simile, Simile di fanciullo.

L’anno seguente, all’Esposizione della R. Accademia di Belle Arti nel Palazzo di Brera a Milano espone cinque dipinti: Ritratto di signora (Commissione Signora Isabella Gnecchi-Bozzotti), Ritratto di bambino (Commissione Contessa Costanza Borromeo D’Adda), Ritratto di signorina (Commissione Signor Luigi Noseda), Ritratto di bambino (Commissione Contessa Costanza Borromeo D’Adda), Ritratto di signora (Commissione Signor Marchese Giacomo Brivio).

Partecipa all’Esposizione del 1883 della R. Accademia di Belle Arti nel Palazzo di Brera a Milano esponendo il dipinto: Ritratto (Commissione sig. Ottavio Rumi).

All’Esposizione di Belle Arti in Milano nel 1886, per l’inaugurazione della Nuova sede, presenta quattro opere: Ritratto, Ritratto (Proprietà del sig. Oscar Vonwiller), Ritratto di signora, Ritratto (Proprietà del sig. Oscar Vonwiller).

Fra i suoi ritratti vanno ricordati quello del Senatore Arrivabene, il Bimbo della Contessa Sola-Busca e il Gentiluomo di proprietà della Contessa Magnaguti-Revedin, esposto a Bologna nel 1888.

Nel 1890 torna ad esporre a Milano all’Esposizione Annuale della Soc. per le Belle Arti ed Eposizione Permanente esponendo il dipinto: Ritratto di Signora (Commissione famiglia Introini).

La morte lo coglie nel 1893 a Milano.

Nel 1939, alla Mostra dei Pittori, Scultori e Incisori Mantovani ’800 e ’900 ordinata a Palazzo Te di Mantova, vengono esposti venticinque suoi dipinti: Ritratto di Giuseppe Fochessati, Ritratto della Contessa Beatrice Avogli Trotti, Ritratto di Maria Fochessati, Ritratto della Marchesa Maria Teresa Capilupi, Ritratto della Contessa Fannj Magnaguti, Ritratto di Francesco Fochessati, Ritratto di Gerolamo Fochessati, Ritratto di Luigi Capilupi, Ritratto di Luigi Fochessati, Ritratto di Giuseppe Lanzoni, Ritratto del Conte Luigi Magnaguti, Ritratto del N. N. Gerolamo Fochessati, Ritratto di bimbo, Madonna con Bambino, Ritratto di Giuseppe Pastore, Ritratto di Vittoria Capilupi (nel quadro è evidente la sua capacità di far emergere l’appassionatoed intimo idealismo romantico), Ritratto di Donna Teresa Fochessati Crespani e otto ritratti anonimi.

In quella occasione Alfredo Puerari, sulla Voce di Mantova del 16 maggio scriveva:

La pittura di questo artista senza far chiasso conserva ancora nella morbidezza di una pennellata chiara e vivida una partecipazione umanissima, nel ritratto, entro una semplice definizione, del carattere, con un appassionamento in alcuni momenti che sentiamo risuonare di echi romantici, composti e sereni in una luce famigliare.

Non pesa su di lui la tradizione ottocentesca del ritratto e piuttosto vi si inserisce con fedele abbandono alla propria spontaneità. Se mai, nelle cose migliori, è con la calda idealità del Piccio ch’egli ha qualche parentela e, nel suo ambito e grado, ch'egli ha consonanze. Ammesso che esistano pittori in cui conta talvolta il “far grande” e il “fare piccolo”, a questo riescono meglio i ritratti in breve spazio, concentrati nel respiro persino, si direbbe, della miniatura, dal cui fondo si stacca, con molta grazia e per contrasto, la caratterizzazione franca di un volto.

Si guardino quei giovinetti, quelle fanciulle nei piccoli medaglioni, che dignità e sostenutezza di colore su rapporti semplicissimi e come ne risulta, in inavvertite indicazioni, l'analisi umana. Nel Ritratto di Maria Fochessati l'abito bianco a righe rosa della bambina, oppure in quello di Giovane signore lo spostamento della cravatta per indicare il bianco della camicia e del colletto, risolvono con grande semplicità qualcosa persino del costume, in un modo essenziale pittoricamente, così da liberare la psicologia da compiacenze borghesi.

Ritratti senza gesti, ma sorpresi in un loro movimento significativo di vita; oggettivamente ancora rispettata, con una partecipazione non affrettata da trovate tecniche perché quella pennellata calma e morbida e di sfumature graduatissime ci dice studio e amore. Nei grandi quadri un po' di questo raccoglimento si disperde e ne soffre la pittura e la definizione. Ricordiamo nel grande Ritratto della Contessa Fanny Magnaguti la forza dei verdi e dei neri, ma la scarsità di tono del rosso e del grigio: meditata l'idealità del volto.

E non lasciamoci sfuggire il Ritratto di Vittoria Capilupi entro la cui atmosfera i capelli sciolti in un nero morbido e accarezzante son fatti lievi dalla luce che vi respira, rosea; l'abito nero ancora regge quel tono e si fa delicatissimo e profondo d’ombre, mentre le labbra più che rosee e di una liquida trasparenza di pasta riassumono il calore di quelle guance contemplate con gusto di penetrazione pittorica che non s’abbandona però a compiacimento volgare, tanto il pittore rimane preso dalla freschezza giovanile di quel volto e da quegli occhi profondi di raccolte luci.

Qualche cosa di psicologico e di sentimentale affiora da alcuni tratti di queste figure dell’Albè per una volontà di caratterizzazione che forza il bel colore ricco d’atmosfera e lo schiarisce leggermente, lo leviga mettendo allo scoperto dei piani che resistono, statici sotto la mobilità della luce e se ne ha un lievissimo indurimento. È quell’attimo di fissità in cui avvertiamo un ricordo di figura, il modello in una reciproca trasparenza di realtà e sentimento, d’oggetto e di visione, sulla misura di un ritmo di poesia.

La pittura dell’Albè conserva queste vibrazioni di un rapporto, di una condizione dell’animo e della forma rispetto ad una realtà storica. La presenza del suo tempo accanto a quella del suo sentimento è evidente tuttavia. Senza eccessi di sottolineature del soggetto o della vena sentimentale - perché questa con quello non trovava in contrasto e ne cercava l’incontro cordialissimo nella forma pittorica - egli raggiunge spessissimo, nella definizione stilistica, certa immediata psicologia che è la coscienza sua dell’umano. (Alfredo Puerari)

Nel 1961, dal 25 settembre al 31 ottobre, alla Rassegna Arti Figurative Mantovane dall’800 ad oggi, indetta dal Sindacato di Mantova della Federazione Nazionale Artisti, sotto gli auspici della Amministrazione Provinciale di Mantova, presso la Casa del Mantegna, di Giacomo Albè vengono presentate le opere Ritratto di Egidio Bondioli Bettinelli, Garibaldi, Ritratto di Amalia Bondioli Bettinelli, e Ritratto di bimbo; il curatore della mostra Emilio Faccioli in catalogo, oltre a ribadire i concetti già espressi, scrive: “…Ciò che rischierebbe di impigrire nella convenzione descrittiva o nell’ovvia esattezza documentaria si riscatta sempre nell’Albè in un dato di osservazione poetico grazie ad un potere interpretativo concentrato e coerente”.


Bibliografia:

1906 - A. de Gubernatis, Dizionario artisti italiani, p. 564;

1907 - Thieme u. Becker, Kunstlerlex., I, p. 170 e segg. ;

1934 - Comanducci, I ed., Milano, p. 7;

1939 - Mostra dei Pittori, Scultori e Incisori Mantovani ’800 e ’900, catalogo mostra, p. 36;

1939 - Alfredo Puerari, La Mostra di pittura ottocentesca mantovana, (II), La Voce di Mantova, 16 maggio, p. 3;

1939 - Alfredo Puerari, La Mostra di pittura ottocentesca mantovana, (IV), La Voce di Mantova, 28 maggio, p. 3;

1939 - Alfredo Puerari, La Mostra dei pittori, scultori ed incisori mantovani dell’800 e 900, Mantova, Mantus, maggio-giugno n.3;

1945 - Comanducci, II ed, Milano, p. 7;

1961 - Rassegna Arti Figurative Mantovane dall’800 ad oggi, Mantova, Casa del Mantegna, catalogo mostra;

1962 - Comanducci, III ed., Milano;

1965 - E. Marani-C. Perina, Mantova, Le Arti, volume III, Mantova, Istituto Carlo d’Arco, pp. 651/652;

1970 - Comanducci, IV ed. Milano, Patuzzi Editore, pp. 26/27;

1980 - AA.VV., Il Palazzo D’Arco in Mantova, Banca Agricola Mantovana, p. 38;

1985 - Pittori mantovani ’800-’900, Montanara (MN), Scami Edizioni;

1993 - I pittori italiani dell'ottocento, Milano, Ed. Il Quadrato, p. 10.

1999 - Adalberto Sartori - Arianna Sartori, Artisti a Mantova nei secoli XIX e XX. Dizionario biografico, volume I, A - Bona., Mantova, Archivio Sartori Editore, pp. 22/29.

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